La scuola del futuro
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SCUOLADELFUTURO
Il terzo anno scolastico dell'era Covid è ufficialmente partito in tutte le regioni. Senza particolari criticità o scossoni. Con gli studenti di Calabria e Puglia che sono ripartiti ieri, tutti i 7,4 milioni di alunni italiani hanno ripreso il loro posto tra i banchi. Al 100% in classe: una novità non da poco rispetto al 2020/21 quando il diverso dosaggio di presenza/distanza, a seconda del territorio coinvolto e del grado di istruzione interessato, ci ha accompagnato dalla riapertura di settembre alla chiusura di giugno. E ancora di più rispetto al 2019/20 quando gli ultimi tre mesi di scuola erano stati esclusivamente in Dad. In attesa di scoprire come realmente andrà quello che il ministro Patrizio Bianchi nelle pagine seguenti definisce «un anno costituente» ci sembrava giusto soffermarci sulla scuola del futuro.
Nell'accezione più ampia. Perché se nel breve-medio periodo c’è da vincere la scommessa del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) che destina a Istruzione e Ricerca oltre 30 miliardi da qui al 2026, nel lungo c'è da rimettere mano ai grandi nodi (irrisolti) del nostro sistema educativo: dagli edifici fatiscenti, che mal di conciliano con il bisogno di sicurezza e modernità a cui i nostri ragazzi e le nostre ragazze hanno diritto, alla didattica digitale, che non deve rappresentare solo la soluzione d'emergenza da attuare in chiave anticontagio; dall'apertura al mondo che ci circonda, perché non è alzando steccati che si fa il bene dei giovani, al reclutamento e alla formazione dei docenti, che restano una variabile cruciale del sistema educativo. Purché al centro ci siano sempre gli studenti.
Nell'accezione più ampia. Perché se nel breve-medio periodo c’è da vincere la scommessa del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) che destina a Istruzione e Ricerca oltre 30 miliardi da qui al 2026, nel lungo c'è da rimettere mano ai grandi nodi (irrisolti) del nostro sistema educativo: dagli edifici fatiscenti, che mal di conciliano con il bisogno di sicurezza e modernità a cui i nostri ragazzi e le nostre ragazze hanno diritto, alla didattica digitale, che non deve rappresentare solo la soluzione d'emergenza da attuare in chiave anticontagio; dall'apertura al mondo che ci circonda, perché non è alzando steccati che si fa il bene dei giovani, al reclutamento e alla formazione dei docenti, che restano una variabile cruciale del sistema educativo. Purché al centro ci siano sempre gli studenti.
Il terzo anno scolastico dell'era Covid è ufficialmente partito in tutte le regioni. Senza particolari criticità o scossoni. Con gli studenti di Calabria e Puglia che sono ripartiti ieri, tutti i 7,4 milioni di alunni italiani hanno ripreso il loro posto tra i banchi. Al 100% in classe: una novità non da poco rispetto al 2020/21 quando il diverso dosaggio di presenza/distanza, a seconda del territorio coinvolto e del grado di istruzione interessato, ci ha accompagnato dalla riapertura di settembre alla chiusura di giugno. E ancora di più rispetto al 2019/20 quando gli ultimi tre mesi di scuola erano stati esclusivamente in Dad. In attesa di scoprire come realmente andrà quello che il ministro Patrizio Bianchi nelle pagine seguenti definisce «un anno costituente» ci sembrava giusto soffermarci sulla scuola del futuro.
Nell'accezione più ampia. Perché se nel breve-medio periodo c’è da vincere la scommessa del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) che destina a Istruzione e Ricerca oltre 30 miliardi da qui al 2026, nel lungo c'è da rimettere mano ai grandi nodi (irrisolti) del nostro sistema educativo: dagli edifici fatiscenti, che mal di conciliano con il bisogno di sicurezza e modernità a cui i nostri ragazzi e le nostre ragazze hanno diritto, alla didattica digitale, che non deve rappresentare solo la soluzione d'emergenza da attuare in chiave anticontagio; dall'apertura al mondo che ci circonda, perché non è alzando steccati che si fa il bene dei giovani, al reclutamento e alla formazione dei docenti, che restano una variabile cruciale del sistema educativo. Purché al centro ci siano sempre gli studenti.
Nell'accezione più ampia. Perché se nel breve-medio periodo c’è da vincere la scommessa del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) che destina a Istruzione e Ricerca oltre 30 miliardi da qui al 2026, nel lungo c'è da rimettere mano ai grandi nodi (irrisolti) del nostro sistema educativo: dagli edifici fatiscenti, che mal di conciliano con il bisogno di sicurezza e modernità a cui i nostri ragazzi e le nostre ragazze hanno diritto, alla didattica digitale, che non deve rappresentare solo la soluzione d'emergenza da attuare in chiave anticontagio; dall'apertura al mondo che ci circonda, perché non è alzando steccati che si fa il bene dei giovani, al reclutamento e alla formazione dei docenti, che restano una variabile cruciale del sistema educativo. Purché al centro ci siano sempre gli studenti.
Is manual product | No |
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Edigita ID | EDGT345399 |
Edigita Last Product Update | 2023-03-27T11:59:19+02:00 |
Tipo Abbonamento | Mensile |
Tipo Consegna | No |
Durata Trial | 1 Mese |
Abilita Fulfillment | Sì |
Fulfillment Pipeline | Prenota/Attiva Edigita |
Tipo Attivazione | Manuale |
Plan Uso / Prefisso Plan List / Codice SAP | BOOK |
Tipo Rinnovo | RinnovoEsplicito |
Attivazione Omaggio | No |
Codice ISBN | 9788863450521 |
Autori | Aa.vv. |
Data Pubblicazione | 2021-09-21 00:00:00 |
Numero Pagine | 64 |
Lingua | Italiano |
Formato | 756 X 1058 |
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